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Finto made in Italy, truffa da 60 mld a danno di imprese e consumatori
“Ammonta ad oltre 60miliardi il fatturato della contraffazione, la falsificazione e l’imitazione dei prodotti alimentari made in Italy nel mondo, e i prodotti abruzzesi non sono certamente al sicuro. Perciò bisogna approvare misure per rafforzare i controlli, tutelare e contrastare i reati agroalimentari e il furto di identità”. Ma soprattutto, come ha evidenziato Gian Carlo Caselli, “è necessario promuovere il recupero dei valori della legalità”. E’ quanto emerso dal convegno del 31 marzo u.s. tenutosi a Pescara su “Contraffazione alimentare e made in Italy”, promosso dall’Osservatorio sulla criminalità in agricoltura in collaborazione con Coldiretti e Camera di Commercio. Presenti, nella Sala Camplone gremita di autorità civili e militari, il vicepresidente del Csm Giovanni Legnini, il presidente del comitato scientifico dell’osservatorio già procuratore antimafia Gian Carlo Caselli, l’assessore regionale all’agricoltura Dino Pepe e il presidente regionale di Coldiretti Domenico Pasetti. All’incontro sono intervenuti anche i magistrati Fabrizio Di Marzio con una relazione tecnica su “Inquadramento giuridico del made in Italy” e Massimo Ferraro dell’Osservatorio nazionale sulla criminalità in agricoltura, che ha moderato l’incontro.
L’agroalimentare rappresenta un terreno privilegiato di investimento della malavita. “Siamo spesso abituati a considerare un mafioso come dedito a gestire usura, prostituzione, spaccio di stupefacenti e rapina – ha evidenziato la presidente di Coldiretti Pescara Chiara Ciavolich – in realtà oggi le organizzazioni malavitose sono dedite anche a business molto più fruttuosi e meno rischiosi, e si stanno spostando sempre di più dai settori tradizionali di investimento illecito quali l’edilizia e i grandi appalti al mercato dell’agroalimentare”. Business che riguardano l’acquisizione di marchi prestigiosi per produrre invece cibo spazzatura, l’orientamento dell’attività di ricerca scientifica, l’eco-business che priva l’agricoltura italiana di terreni sani e salubri a danno del consumatore finale. Ma prima fra tutti, la contraffazione alimentare che, insieme al furto di identità, è il furto commerciale per eccellenza e può diventare frode sanitaria se il cibo è prodotto con materie prime scadenti. Una realtà sempre più attuale e temuta, come è emerso nel corso della tavola rotonda intitolata “La tutela del made in Italy”.
“Siamo aggrediti da migliaia di tonnellate di prodotti e generi alimentari che, attraverso sofisticati meccanismi di alterazioni e contraffazione, sono commercializzati, senza esserlo, come prodotti tipici italiani per un valore che potrebbe superare i 60 miliardi di euro – ha aggiunto Pasetti – Un pericolo, anzi una truffa, da affrontare con stringenti misure di rafforzamento dell’attività di controllo dei flussi commerciali e da una maggiore trasparenza sulle informazioni in etichetta circa la reale origine degli alimenti. Oggi più che mai sono necessarie norme uguali per tutti che colpiscano non solo le contraffazioni reali ma anche le contraffazioni in qualche modo consentite dalla normativa vigente
L’assessore Pepe, ha sottolineato come l’economia agroalimentare abruzzese rappresenti il volano di sviluppo territoriale e socio-economico e che il contrasto all’illegalità deve essere impegno non solo politico ma morale nei confronti delle imprese abruzzesi. Da qui l’importanza di un forte coordinamento tra le forze di polizia, l'agenzia delle dogane e la magistratura per una sempre più efficace lotta alle agro mafie e all'illegalità diffusa.
Il procuratore Caselli, ha invece evidenziato gli obiettivi dell’Osservatorio, che ha tre aree di attività: la cultura della legalità, la valorizzazione della filiera agricola e il monitoraggio delle infiltrazioni mafiose nella filiera agrolimentare. “La crisi economica può effettivamente facilitare l’espansione dei fenomeni di illegalità, ma questo stato di cose si può rovesciare, partendo da un recupero dei valori della legalità. La cultura della legalità è il migliore strumento di lotta a tutto ciò che è malavitoso, ed è alla base del contrasto della contraffazione. Perché – ha concluso Caselli parafrasando Falcone - la mafia, come ogni vicenda umana, ha un inizio, uno sviluppo e una fine: basta volerla”. “La magistratura deve allargare i suoi orizzonti affinando una nuova cultura per l’interesse agroalimentare – ha concluso – e le leggi sulle frodi alimentari sono ben congeniate, ma i problemi derivano dalla mannaia della prescrizione che incombe e spesso scatta per reati come questi, che non prevedono sanzioni pesanti”.


