Sei in: Cultura & Turismo » Eventi » La ‘bellezza’ un concetto imperituro impresso in un'opera
La ‘bellezza’ un concetto imperituro impresso in un'opera
Il collezionista d’arte di Tornareccio, Alfredo Paglione e le sue donazioni di bellezza

Cinquantasei capolavori di tre grandi maestri del Novecento in dono alla città di Pescara. Continua a seminare bellezza, Alfredo Paglione, il mecenate e collezionista d'arte che per il capoluogo adriatico ha selezionato dipinti dei maestri Arturo Carmassi, Gastón Orellana e Claudio Bonichi, riunendoli nella mostra "Il fascino dell'immagine. Tradizione e modernità" in esposizione permanente al Museo d'Arte Moderna Vittoria Colonna di Pescara da venerdì 23 maggio 2014, quando alle ore 11.00 è in programma il vernissage con la partecipazione di Alfredo Paglione e il critico d'arte Sandro Parmiggiani, curatori della mostra, Luigi Albore Mascia, Sindaco di Pescara, e Augusto Di Luzio, presidente della Commissione consiliare Cultura.
La mostra comprende per ciascun artista, gruppi di opere abbastanza omogenei, realizzati in tempi circoscritti: i quindici dipinti, ai quali s’aggiungono sette disegni, di Arturo Carmassi recano date comprese tra il 1968 e il 1972; i ventuno dipinti di Orellana sono datati tra il 1973 e il 1974; le tredici opere di Claudio Bonichi portano date tra il 1980 e il 1997, anche se la loro quasi totalità (dodici su tredici) è stata realizzata in un arco di tempo relativamente più breve, tra il 1988 e il 1997, e comunque l’ispirazione dell’artista è unitaria. Diversi i temi trattati - in Carmassi, le metamorfosi del Minotauro, i cavalieri e le fanciulle che celano le sembianze del proprio volto dietro turbanti e tessuti; in Orellana, gli allucinati, grotteschi personaggi che popolano il teatro ove vanno in scena le sue allucinate rappresentazioni; in Bonichi, i fiori e i frutti quasi sospesi nel vuoto del nulla, e le divine fanciulle che languidamente paiono perse nel loro mondo di sogni - ma che potrebbero essere ricondotti a unità se letti come una personale riflessione dei tre maestri sugli eterni temi del rito, della morte e dell’eros.
I capolavori costituiscono una nuova donazione di Alfredo Paglione alla terra d'Abruzzo dove, così, diventano dieci le sale d'arte allestite con opere provenienti dalla collezione Alfredo e Teresita Paglione, oltre al Colonna di Pescara: Vasto (Palazzo D'Avalos), Chieti (Museo Barbella, Palazzo De' Mayo, Università "d'Annunzio"), Tornareccio (sala d'arte Ottavio Paglione e numerosi mosaici nel “Museo en plein air”), Castelli (Museo delle Ceramiche), Atessa (Museo Sassu), cui si aggiungono gli otto mosaici dedicati a Giovanni Paolo II disseminati in vari centri della nostra regione, per un totale di circa 1500 opere.
Per l'occasione, è stato realizzato un catalogo con testi di Sandro Parmiggiani, Giovanni Gazzaneo e Alfredo Paglione edito da Ianieri Edizioni.
Sandro Parmiggiani, critico d'arte, commenta:
"Questa donazione di opere di Bonichi, Carmassi, Orellana al Museo d’Arte Moderna Vittoria Colonna di Pescara (...) è l’ultimo fuoco acceso da Paglione, segretamente convinto che queste fiamme siano destinate ad ardere e a rafforzarsi, come se, nella notte, guardando dall’alto il suo Abruzzo, se ne potessero vedere i riverberi. Alfredo Paglione ha più volte voluto sottolineare la sua ininterrotta fedeltà all’“immagine”, non il puro soffermarsi sul buon tempo antico, ma l’esigenza di comprendere ciò che, al di là dei mezzi con cui si esprime, parla all’umano sentire, distinguendolo da ciò che, magari avvalendosi degli strumenti del marketing, non ha dentro la sua intima costituzione quell’aspirazione al perenne. Una dichiarazione d’intenti che Alfredo Paglione ha fatto propria con i “fuochi” accesi in Abruzzo, ai quali ora s’aggiunge questo di Pescara, non tanto per preservare la memoria di sé, ma piuttosto quella di artisti con i quali ha avuto, per un periodo più o meno lungo, un sodalizio umano vero. E soprattutto per arricchire la sua terra di opere d’arte, “bene comune” di chi in Abruzzo vive e di chi abbia il desiderio e l’opportunità di recarvisi".
Giovanni Gazzaneo Presidente Fondazione Crocevia dichiara che:
"Paglione è consapevole che una società senza memoria produce bellezza effimera oppure la deride, l’abbandona, la violenta, e allora il brutto regna sovrano e riduce l’arte a merce di scambio, a questione di mercato che nulla ha a che fare con la cultura. E ha saputo testimoniare che una bellezza autentica invece è ancora possibile. Grande conoscitore d’arte e di uomini, Paglione ha il gusto di cominciare cose nuove. In un Paese come il nostro, sempre più incapace di innovazione perché non sa più progettare il proprio futuro, il mecenate abruzzese ha creato musei, centri culturali e manifestazioni, grazie alla sua generosità, ma soprattutto a questo suo sguardo che sa andare oltre e cogliere nel seme la pianta che verrà generata. Ama citare i versi di un poeta cinese, Kuan-tseu, vissuto nel VII secolo a.C.: “Se tu progetti per un anno, semina grano. Se per dieci anni, pianta un albero. Se per cento anni, diffondi bellezza. Seminando grano, raccoglierai una volta. Piantando un albero, raccoglierai dieci volte. Diffondendo bellezza, raccoglierai cento volte.” E lui ha raccolto tantissimo e altrettanto ha donato: quasi mille opere di grandi artisti italiani e stranieri, da de Chirico a Miró. Alfredo e arte hanno in comune l’iniziale di amore: il suo è stato un amore per l’arte, ma anche l’arte di amare. In tutto quello che ha fatto ha messo amore. Il suo operare nasce da un cuore innamorato. Ha saputo voler bene e farsi voler bene. Perché l’amore è l’unica cosa al mondo che più si divide più cresce, come l’amore di una madre e di un padre per i loro figli... Teresita è stato l’amore di una vita e con lei ha saputo voler bene ai suoi artisti, agli scrittori, ai poeti, a quei figli che non ha mai avuto e che ha trovato nei giovani della sua terra, la terra di Abruzzo".
Alfredo Paglione trasmette:
"Attraverso le mie donazioni desidero che la bellezza raggiunga il maggior numero di persone, che riempia i loro occhi e tocchi il loro cuore e faccia loro percepire la luce che c’è sempre oltre il buio. Questa raccolta, del Museo Vittoria Colonna di Pescara, è l’ultima tappa di un cammino iniziato con la creazione del Museo dello Splendore, il Mas, a Giulianova nel 1997 e continuata con l’apertura di tanti Musei o di sezioni d’arte contemporanea in Abruzzo. Un cammino che continua e che ha come filo conduttore il mio omaggio soprattutto ai giovani, che sono la speranza e il futuro di questa Italia che non sa più dare fiducia, spazio, lavoro ai suoi figli. Per loro ho voluto diffondere richiami all’arte e alla bellezza: è come se accendessi dei piccoli fuochi, come se piantassi degli alberi. Mi auguro che vengano ben accolti, alimentati e fatti crescere nel tempo, per aiutare i giovani a ricercare la bellezza che, com’è stato per me, li farà vivere meglio e risponderà alla loro sete di grandi orizzonti".